IGHERET

Il regno invisibile d’occidente.

Igheret nella lingua egizia indica il luogo invisibile che si trova in occidente. Accanto i suoni I (il giunco) – GHE (la pendice della collina) – RE (le labbra) – T (la collina – desinenza finale che indica il genere femminile della parola) abbiamo il geroglifico delle montagne, che indica l’occidente, accompagnato dal cerchio con croce che è indica il caso “locativo”, il quale vuole sottolineare la “concretezza” di questo luogo invisibile.
L’Igheret è dunque il luogo della Duat (l’intero mondo astrale o invisibile) che si trova in occidente, dove gli antichi egizi credevano che si dirigessero le anime dei defunti, prima fra tutte quella di Osiride (il Dio Sole), che era considerato morire ogni volta che attraversasse l’occidente, per passare i luoghi del nord nel corso dell’intera notte e poi risorgere ad est al mattino successivo.
Nella teologia egizia l’Igheret non è semplicemente il regno dei morti, bensì è il luogo dove ha inizio la rigenerazione dell’anima.

dott. Giuseppe Barbera
archeologo

Ren – la parola

Nella tradizione geroglifica egizia, il termine REN (la parola) si trascrive nel seguente modo:

R – N

Al glifo della bocca (lettura R) segue quello della N, rappresentante un’onda energetica. Nello specifico l’ideogramma vuole esprimere l’idea della parola come forza che viene emessa dal nostro corpo per mezzo della voce. Quell’onda dagli spigoli pungenti indica l’incisività, il potere trasformativo della parola. Essa può portare bene, quando è una buona parola, e dunque accompagnare sollievo, consolazione, felicità, rallegramento. Così come invece una parola cattiva può incidere negativamente sulle persone e sull’ambiente dove viene espressa.

Era dunque, per gli antichi egizi, importante l’idea del controllo della parola, poiché il suo effetto era considerato materiale ed incisivo. Il buon Pitagora, formatosi in giovane età ai misteri egizi, sottolineava l’importanza della regola zoroastriana “buoni pensieri, buone parole, buone azioni”, perché aveva coscienza di quanto sono potenti le parole.

Evitiamo di parlare a vanvera e diamo sempre il giusto peso a ciò che esponiamo, perchè la parola è incisiva, è creante, è trasformativa.

Giuseppe Barbera