DISCORSO DEL PONTEFICE MASSIMO DEI GENTILI DELLA PIETAS, PER IL CAPODANNO 2777 AB V.C.

A tutti i praticanti della Tradizione Romana, porgiamo gli auguri dal tempio di Giove.

Oggi incomincia l’anno nuovo e il primo giorno è sacro al Dio Giano, colui il quale è inizio, inizio del cosmo, inizio dell’universo, inizio della trasformazione delle cose. Noi dobbiamo puntare alla trasformazione delle cose, incominciando innanzitutto a trasformare noi stessi, per il benessere nostro, del nostro spirito, del nostro destino.

La trasformazione, come avviene per le cose, il legno e la cera che si trasformano nella fiamma; questa consentirà a noi il miglioramento. È così che ogni anno, deve essere un nuovo anno, migliore a quello precedente. Ogni volta questo dipende esclusivamente da noi, non da un elemento esterno: siamo noi che dominiamo e mutiamo i nostri destini.

Il primo dell’anno, nell’antica Roma, non era sacro soltanto al Dio Giano e a Giunone, in quanto Dea delle Kalendae. Era sacro anche al Dio Esculapio, perché è nel primo dell’anno che si concepisce il concetto della rigenerazione: ci si rigenera nell’anima, nello spirito e nel fisico, per rigenerarsi nell’evento della vita che è l’anno stesso.

Noi dobbiamo riflettere sull’importanza della rigenerazione come strumento per la trasformazione. Pensiamo ogni tanto al bruco che diviene crisalide per poi divenire farfalla. Troviamo le analogie di questo fenomeno naturale su quello che deve essere il nostro percorso spirituale, così da comprendere quale deve essere il nostro obiettivo, nella via della realizzazione agli Dei.

Ma egli, se stesso, è l’atomo primordiale e si trasforma nell’universo, nel cosmo attuale, per divenire dunque Giove. La trasformazione come elemento fondante.

Ecco, il vecchio anno si è trasformato nel nuovo anno. Possiate voi trasformarvi da vecchi individui in nuovi individui solari, salubri, prosperi, gioiosi e felici. Tanti auguri.