Europa

Rubens Ratto d'EuropaSecondo il mito greco Europa era la figlia di Agenore e di Telefassa; a volte viene ricordata come figlia di Fenice. Il sommo Zeus, che viveva l’amore in libertà al di la delle catene materiali, dunque in un carattere divino proprio del suo rango, se ne innamorò quando la vide giocare a Tiro colle sue amiche. Il Dio si avvicinò di nascosto trasformandosi in un toro dal candore abbagliante con le corna lunate. Lucente nell’aspetto come nel cuore Zeus le si avvicinò in disparte. Europa dapprima fu intimorita dalla vista di una così possente bestia, ma come il suo sguardo cedette un po’ di maggior attenzione, la bella fanciulla comprese di avere di fronte a se qualcosa di grande e di inesplicabile, vedeva nel volto del toro non il timore per l’infinita grandezza dell’universo, ma una sorta di gioia e di pace interiore, un amore puro e sublime che l’avvicinava sempre più al candido animale. Lo accarezzò e lo vide mansueto e pensò di potersi fidare e salì a cavalcioni sulla sua groppa, dove si sentiva unica al mondo, sicura e certa di sé come solo poteva essere nell’angolo più profondo della sua anima. All’improvviso il toro si lanciò verso il mare e, nonostante le grida della ragazza, cavalcò sulle onde fino all’isola di Creta. Lì Zeus si unì con Europa sotto i platani, che per privilegio d’esser stati testimoni di un così intenso amore, non perdono mai le foglie.

E così come la fanciulla anche il nostro continente ha sempre amato senza timore ciò che parea grande e possente, luminoso e affascinante. L’amore per il vasto mare vide naviganti, come greci o vichinghi, sfidare l’ignoto, argonauti alla ricerca di velli d’oro, giovani eroi a fondare città per andare a conoscere il mondo e l’universo tutto e per portare con sé ciò che avevano imparato. Come lo Zeus taurino affrontarono le onde del mare, amarono con purezza le loro terre, la conoscenza ed ebbero mogli e figli.

La giovane Europa con gli occhi dei celti osservò il cielo e costruì complessi centri astronomici, come nell’amore di quella giovine omonima fanciulla, furono affascinati da ciò che è grande e splendente. E solo questo amore puro, che può sembrar quasi bestiale dalla descrizione del mito, ma in realtà si tratta di un sentimento immenso per qualcosa di enorme in natura, nacque la ricerca del sapere, la filosofia dei greci, e i valori che furono le fondamenta delle più grandi civiltà europee, che sempre hanno cercato di fondersi, susseguendosi sotto vari imperi, per giungere all’Europa di oggi.

E quell’amore della giovine fanciulla per Zeus è un esempio di amore pio, perché soltanto amando si può far sì che l’ignoto diventi conoscenza, e questo è il sentimento doveroso che hanno seguito i più degli uomini pii della nostra antica Europa, matrice del nostro sapere.

GIUSEPPE BARBERA